Musicoterapia, l’Accademia Musicale Mediterranea inaugura un nuovo percorso

Dal suono alla scoperta di sé. La musica come gioco, creatività, linguaggio universale ma anche come terapia. E’ questo il nuovo percorso inaugurato presso l’Accademia Musicale Mediterranea per i bambini e le bambine con disturbi del neurosviluppo, ad esempio l’autismo.
Cos’è la musicoterapia?
Secondo la definizione data nel 1996 dalla World Federation of Music Therapy , la Federazione Mondiale di Musicoterapia “La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.”
Sulla base di questa spiegazione l’azione della musicoterapia è non solo di tipo educativo o didattico ma anche riabilitativo.
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“La potenza della musica – si legge sul sito disabili.com– sta nel creare un nuovo linguaggio, ma anche nella capacità di attirare l’attenzione laddove è molto difficile. Poi riesce a stimolare le aree ritmiche del cervello e di conseguenza anche risposte motorie e riflessi. Sembra infatti che, nel caso di bimbi disabili, l’aspetto più difficoltoso sia catturare l’attenzione e far si che venga mantenuta per un determinato lasso di tempo. La musica, a tal proposito, è riuscita nell’intento, mentre la medesima cosa non è accaduta sperimentando altre metodologie didattiche.”
La musicoterapia ha un fondamento scientifico e i benefici sono stati riscontrati su pazienti di ogni età.
Bisogna sapere che: «La musica non è un miracolo, è un’opzione in più a nostra disposizione» precisa Rita Formisano (neurologa e primario dell’unità postcoma dell’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, centro di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria). Con la musica – si legge sul sito Fondazione Veronesi– si trattano bambini, adulti e anziani, con disabilità fisiche e mentali, dello sviluppo e dell’apprendimento, con malattie dell’invecchiamento come l’Alzheimer, con tossicodipendenza, traumi cerebrali, dolore cronico e acuto. Va detto che l’ambito neurologico è quello in cui più si sono dimostrati i benefici delle sette note. In tutto il mondo sono stati condotti studi che hanno «fotografato» con risonanza magnetica o altre tecniche di neuroimaging l’effetto della musica sul cervello, dopo malattie neurologiche o neurodegenerative. Più spesso si è dato conto dei risultati empirici, ovvero dei passi avanti dei pazienti. Piccoli cambiamenti, un sorriso, un rifiuto, manifestazioni importanti su una scala clinica poco misurabile col linguaggio della evidence based medicine (anche perché separare l’intero progetto di riabilitazione dalla sola musicoterapia è difficile)».
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